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L’uomo più solo dell’universo

Cartabianca Publishing (Bo) ha tradotto l’autobiografia di Michael Collins “Carring the Fire”.

Michel Collins fu il terzo uomo della missione Apollo 11 che realizzò il primo sbarco sulla Luna; il 20 e 21 luglio del 1969 Neil Amstrong e Buzz Aldrin scesero nel Mare della Tranquillità mentre Collins rimase a orbitare intorno alla Luna.

Ogni 2 ore e 48 minuti Collins volava intorno all’altra faccia della Luna. A quel tempo, solo sei umani avevano potuto guardare quel lato lunare, ma nessuno lo aveva contemplato in totale, assoluta solitudine.

Collins era extraterrestre almeno per tre motivi: perché si trovava nel campo gravitazionale di un altro corpo celeste, perché non vedeva né la Terra né i suoi compagni di viaggio e perché non poteva comunicare con nessuno. Quando la sua navicella girava sul lato opposto della Luna, il contatto radio si interrompeva immediatamente. Era come se il centro di controllo di Houston e 3 miliardi di umani di colpo svanissero nel nulla. Qualunque problema si fosse presentato avrebbe dovuto affrontarlo da solo.

In quella situazione Collins era “L’uomo più solo dell’universo”.

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